Ce la faremo grazie ai piccoli negozi

In questi giorni di pandemia credo sia necessario sottolineare, in maniera decisa, il ruolo avuto dai piccoli negozi nell’attenuare i disagi che tutti noi stiamo provando. Per lungo tempo vituperati e considerati erroneamente obsoleti e non in linea con presunti requisiti di modernità, le botteghe di vicinato hanno svolto egregiamente il proprio compito: offrire un servizio di qualità ai cittadini. Nel momento in cui più ce n’è bisogno. Oserei dire anche un indispensabile presidio sociale contro l’isolamento.

I nostri piccoli negozi, i loro dipendenti, le cassiere e ogni loro collaboratore hanno garantito, in particolare per la popolazione anziana, un indispensabile punto di approvvigionamento per il quotidiano rifornimento delle cucine e di tutto ciò che la normativa ha considerato indispensabile.

Sfidando anche la sorte per la propria salute, a causa dei tanti punti di domanda che circondano il contagio, hanno adattato velocemente l’attività alle esigenze dovute al lockdown e si sono ulteriormente avvicinati ai cittadini garantendo spesa a domicilio, servizi di prenotazione della spesa con qualsiasi mezzo tradizionale ed innovativo e garantendo al massimo la sicurezza dei clienti nel rispetto delle normative di vigenti. Adattandosi, ogni giorno, ai costanti mutamenti delle direttive e del caos informativo conseguente.

Non un’impresa facile per chi non ha le risorse delle multinazionali. Noi per primi come Confesercenti abbiamo avuto uno tsunami di decreti, regole, FAQ, “spiegoni” e interpretazioni varie da far girare la testa. Siamo però riusciti a garantire loro, nelle difficoltà anche del nostro lavoro, il massimo delle informazioni e della messa in pratica delle varie normative che si succedevano ogni ora.

Ma il merito è dei nostri negozi, che con attenzione e grandi capacità di adattamento, hanno chiarito una volta per tutte il significato della parola resilienza, garantendo il rifornimento dei beni di prima necessità ogni giorno. Confesercenti, come già sta facendo nelle proprie campagne di comunicazione, li ringrazia ancora una volta per l’impegno,lo sforzo e l’abnegazione in una situazione economica spaventosa.

Questa drammatica e tragica pandemia, che ha seminato morte e causerà innumerevoli danni economici, anche se ci auguriamo che vengano proposte a breve le adeguate contromisure, deve ora darci la spinta per ripensare le nostre città e i nostri paesi.

Lo ripetiamo da sempre. Serve una dimensione più umana e sociale del vivere le nostre città. Il modello, perseguito da molti anni, delle grandi concentrazioni commerciali ha fatto vedere, in questo frangente, tutta la sua fragilità e la sua scarsa adattabilità alle necessità di sicurezza sanitaria. Immaginatevi anche tutti quei quartieri dormitorio e piccole frazioni di paese o in montagna completamente desertificati dal più misero servizio commerciale! Come avranno fatto a rifornirsi quei cittadini se non ci fossero stati piccoli negozi, magari anche lontani, che li rifornivano al loro domicilio?

Ognuno di noi ha poi sperimentato, oltre alle chilometriche code, l’ansia di entrare in una grande superfice commerciale dove, non certo per colpa loro, è visibile nei clienti quanta sia la paura di essere “contagiati” ad ogni passo.

Nel piccolo invece, da soli e con il negoziante di fronte con il quale magari si scambiano anche due chiacchiere, ci si trova in una condizione più umana. È innegabile. Nonostante i guanti e le mascherine. Molti tra i nostri concittadini hanno riscoperto l’utilità di avere un negozio a due passi da casa. Avremmo preferito che questo fosse avvenuto non in una situazione di emergenza.

Quando tutto sarà finito, come sempre abbiamo fatto, il tema non dovrà essere abbandonato: le nostre città vanno ripensate immaginando i quartieri come piccoli paesi dove ogni servizio ha una propria funzione, vie, strade e piazze, piste ciclabili siano razionali al contesto sociale del luogo utili primariamente al contenimento degli spostamenti. I tanto decantati mega mall, le grandi concentrazioni commerciali, gli iper vanno ripensati. Il piccolo negozio è la vera modernità: quello che ci serve, quando ci serve, vicino a casa.

Francesca Chittolini
Presidente Confesercenti Parma