FISMO, parla il presidente Tinti: “Basta, siamo stanchi, delusi e arrabbiati”

“Passano i giorni e non vediamo la famosa luce in fondo al tunnel. Nonostante ciò non abbandoneremo mai la fiducia che ci ha accompagnati sino ad oggi, non perderemo la speranza di ripartire a pieno regime, con le nostra attività, con il nostro lavoro che è la nostra vita”.
Così Fabio Tinti presidente Fismo Confesercenti che aggiunge: “vogliamo gridarlo ad alta voce: così non si va da nessuna parte, così non si riparte tutte le misure messe in campo per le nostre imprese sono, ad oggi, risultate insufficienti. Il Decreto Sostegni lascia fuori dai contributi il 70% delle Partite IVA, che potevano beneficiare di un contributo serio, per garantirne la sopravvivenza”.
“Non era forse più giusto ed equo calcolare i sostegni in base proporzionale al calo del fatturato? Non era più realistico? Noi diciamo –  prosegue Tinti – che poteva esserlo, ma così non è stato, purtroppo, e quindi assisteremo ad una messa a disposizione di risorse economiche che in gran parte rimarranno ferme nelle casse dello Stato e, aldilà dei proclami, non avranno nessun effetto leva su mondo delle piccole e medie imprese che rappresentiamo. Occorre fare di più molto di più e iniettare risorse nelle imprese, tracciandone il reale utilizzo, che sia esclusivamente destinato al sostegno in beni materiali per ogni singola attività”.
“Occorre dare l’opportunità di posticipare la data del fine moratoria per i finanziamenti in corso – sottolinea Tinti – poiché se sino ad oggi le nostre imprese sono “anestetizzate” dalle misure messe in campo all’inizio della pandemia; rimane la forte preoccupazione che alla fine di questo periodo molti saranno in ancor più difficoltà e affanno nel proseguire il loro lavoro”.
“Occorre infine, anzi occorre in primis – conclude il Presidente Fismo – accelerare la campagna vaccinale rinunciando alla comunicazione del “faremo e saremo in grado di”, privilegiando la comunicazione del “abbiamo fatto”. Le migliaia di imprese del commercio ogni giorno inventano iniziative nuove, implementano i propri codici Ateco pur di aprire sempre e comunque in sicurezza,  anche perché la merce che è nei nostri negozi va venduta e poi pagata. Nessuno si può permettere di interrompere il ciclo produttivo che fa di tutti noi un anello essenziale dell’intero sistema Paese. Richieste che si agganciano a quelle di Confesercenti che, nella giornata del 7 Aprile 2021, ha indetto una mobilitazione nazionale a difesa e rilancio del comparto commercio”.